L’Invido è un gioco di carte poco noto a livello nazionale, la cui storia si cela infatti tra le pieghe della cultura locale di un ristretto territorio italiano, precisamente tra Casalmaggiore, dalle parti di Cremona, e Sabbioneta, in provincia di Mantova. Nonostante la sua scarsa notorietà, l’Invido vanta un fascino unico, in quanto riesce a generare un mix di strategia, bluff e vivacità dialettale, anche se in molti ritengono che sia il gioco di carte meno praticato in Italia.
In questo articolo tratteremo:
L’Invido è sostanzialmente un gioco di carte pensato per 2 persone, da praticare con un mazzo di 32 carte derivato da quello della briscola, dal quale vengono rimossi i 4 e i 5 di ogni seme. Lo scopo è quello di raggiungere o superare i 24 punti mediante una combinazione di mani vinte e chiamate strategiche. A differenza di quanto avviene nei più classici giochi di carte, compresi i giochi di carte online, l’Invido non si basa solamente sulla fortuna, ma anche sulla capacità di bluffare, di interpretare il linguaggio del corpo dell'avversario e di saper gestire le chiamate. Le partite sono dunque caratterizzate spesso da espressioni colorite che rendono l'esperienza di gioco ancora più divertente e coinvolgente. Per comunicare il punteggio finale si utilizzano le linee (canèla) che valgono un punto e gli ovetti (oef) che attribuiscono invece 3 punti; lo score di ciascun giocatore risiede pertanto nella somma totale dei punti associati ad ogni ovetto e ad ogni linea. Tradizioni locali e Invido sono inscindibili: data la sua natura vernacolare, l’Invido viene infatti giocato prevalentemente parlando in dialetto.
La partita prende il via con la distribuzione di 3 carte ad ogni giocatore. A turno, i partecipanti possono giocare una carta o effettuare una chiamata, che serve a modificare il punteggio della giocata e può essere di diversi tipi, aumentando gradualmente il valore dei punti in palio. La chiamata Invido vale 3 punti, il Tras mas 6 punti, il Tras mas nof 9 punti, il Fuori gioco 12 punti e infine la Partita 24 punti. Un giocatore può rispondere alle chiamate affermando "Va bene", accettando così l'aumento della posta in gioco, oppure dicendo semplicemente "Vado via" e perdendo il punteggio della giocata in corso. È anche possibile rilanciare con una controchiamata di punteggio o con la chiamata “A monte”, che ha l’effetto di annullare la giocata se accettata dall'altro giocatore. La mano viene vinta da chi ha giocato la carta di maggior valore. Una giocata si conclude quando uno dei partecipanti vince 2 mani o, nel caso di un pareggio, quando vince la prima mano. Esiste però una particolarità nel punteggio: in caso di parità 23-23 la partita si azzera e si gioca fino a 8 punti, con una dinamica simile nel caso di parità 7-7 dopo il raggiungimento del 23-23, procedendo così a oltranza.
L’Invido è un gioco di carte con radici locali, giocato principalmente in un'area molto compressa d’Italia. Si ritiene che il gioco sia stato però solamente importato nello Stivale, il che alimenta ulteriormente l’incertezza circa la sua invenzione. In tanti sostengono che a farlo scoprire agli italiani siano stati dei migranti di ritorno dall'Argentina, dove infatti esiste un gioco simile chiamato “Envido”. Altri ipotizzano che l’Invido sia arrivato a noi attraverso gli spagnoli già nel XVII secolo. D’altro canto, la storia dei giochi di carte ha narrato spesso di influenze reciproche tra le popolazioni, che talvolta hanno fatto conoscere involontariamente ad altre le loro attrazioni preferite. Nonostante l’origine del gioco Invido sia ancora avvolta nel mistero, comunque, questo passatempo è diventato parte integrante della cultura locale, venendo tramandato volentieri di generazione in generazione, tanto che grazie all'impegno di appassionati e associazioni locali si sta cercando di anni di far ottenere maggiori riconoscimenti al gioco. L’Invido non è tuttavia l’unico gioco di carte poco diffuso dalle nostre parti. Ad esempio anche il Pinguino (o Birillo), il Somarone, il Busche e il Marafone, che richiedono sempre l’utilizzo dei mazzi regionali, non godono di grande fama su scala nazionale e rientrano in quella piccola cerchia di giochi di carte sconosciuti o dimenticati. Ad ogni buon conto, l’Invido è l’unico che sembra possedere i requisiti per superare i confini e farsi conoscere magari anche all’estero.